Lo scritto che segue è tratto dalla tesina di un corsista (ometto il nome) di pranoterapia del 2009 presso l’A.MI. University di Milano. Vogliate quindi “scusare” alcuni termini che ora sono superati. Lo pubblico perché credo che possa essere di aiuto a coloro che stanno intraprendendo lo stesso percorso e che nutrono continuamente dubbi sulle loro capacità. Buona lettura.
INTRODUZIONE
Il percorso formativo, per diventare pranoterapeuta è giunto ormai al termine e, come ogni fine corso, anch’io devo sostenere l’esame finale con l’esposizione di una tesi su un argomento di mia scelta.
Come capita sempre, i vincoli temporali mi hanno costretto a prendere una decisione. Questa si è rivelata piuttosto complessa, visti i numerosi argomenti ma, consultandomi con la mia insostituibile docente ho capito che avrei parlato del ruolo importante che le emozioni hanno sul benessere psico – fisico dell’individuo e precisamente, sulle interconnessioni corpo – mente – spirito.
Il motivo di tale scelta risiede nel fatto che, fin dall’inizio di questo percorso, ho gradualmente preso consapevolezza della globalità del nostro essere e dell’importanza dell’equilibrio tra il corpo, la mente e lo spirito. Questa nuova presa di coscienza mi ha spinto a guardarmi dentro ed a percepire le sensazioni in modo diverso da come finora avevo fatto.
A questo punto dovevo mettere nero su bianco tutto ciò che mi era capitato e descrivere il mio cambiamento personale dall’inizio alla fine del corso.
Per scrivere questa tesi è stato necessario un tempo quattro volte maggiore di quello che avevo preventivato, e per la maggior parte di quel tempo sentivo come un grande pianoforte sospeso sulla mia testa.
Durante questo periodo, mi sono reso conto che quello che era assurdo, inconcepibile, inverosimile per me all’inizio, oggi mi sembra “quasi” normale, naturale conseguenza di tutto quello che ho potuto apprendere.
Elena, la mia insegnante, ripeteva continuamente che il risultato positivo di un trattamento e quindi, la sensazione di benessere che un cliente prova dopo uno o più cicli di questi, dipende dalla capacità e dall’abilità del pranoterapeuta di percepire, di captare energeticamente, la richiesta di aiuto.
Alcune volte questa richiesta “di star bene” non viene detta verbalmente e chiaramente ma il più delle volte è manifestata attraverso segnali che il corpo emette e, sta al pranoterapeuta “capirli e decifrarli” in modo da effettuare un trattamento personalizzato, diverso da persona a persona.
Negli adulti le gabbie caratteriali sembrano identificarsi più con esigenze indotte che con quelle identitarie. Eppure io credo che in ogni persona che trovi il coraggio e la forza di chiedere aiuto ad un terapista, ci sia la necessità di ricontattare le possibilità profonde e specifiche del sé.
Sia che la persona presenti un disagio fisico, emozionale o puramente psichico la richiesta, a mio avviso, è sempre di natura esistenziale.
Non disattendere a questi bisogni profondi comporta un complesso approccio di analisi dei segni che il paziente riporta come significativi.
L’integrazione delle tecniche diagnostiche proprie della MTC ci fornisce un quadro di insieme che definisce lo stato complessivo del paziente e la qualità delle sue relazioni col mondo.
È compito del terapeuta valutare quanto di queste istanze esistenziali possano essere accolte dalla struttura psico-fisica del paziente.
A diagnosi fatta l’atto terapeutico attraverso la pranoterapia è anche proposta di modelli ulteriori, e quindi atto educativo. Senza fiducia nei propri mezzi di interpretazione e strumenti di intervento questa funzione del terapeuta è inattuabile.
Quando mi sono avvicinato per la prima volta a questo “nuovo mondo”, tutto sembrava contrastare con la ragione e con la logica ma, solo dopo aver cominciato personalmente a trattare le persone, ho iniziato a prendere consapevolezza di quello che avevo a disposizione.
Ho aperto gli occhi su qualcosa di nuovo, di sorprendente ma allo stesso tempo di una semplicità e di una naturalezza unica; ho constatato personalmente, come realmente nel corso di un trattamento gli effetti, le risposte, cambiano a seconda della volontà che il ricevente ha nel vivere, nel superare le proprie emozioni, i propri blocchi fisici e emotivi, per far sì che possa raggiungere uno stato di benessere.
Non è, e non sarà facile esporre questo argomento, ma ciò che mi spinge a farlo è la convinzione di aver intrapreso per il mio futuro, la scelta giusta, considerando che tutto ciò ha come cardine l’uomo visto nella sua interezza, nella sua globalità, come corpo – mente – spirito, spirito inteso appunto come emozione.
Elena Pagliuca per A.MI. University
Per informazioni e iscrizioni:
tel. 026692432
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