La maggior parte dei giocatori di carte ignora che le figurine che maneggiano provengono dai tarocchi.
Sotto l’apparenza di immagini ingenue, i tarocchi nascondono le chiavi e gli elementi di una cosmogonia (spiegazione dell’origine dell’universo) e di una cosmologia (scienza dell’universo).
Nel XVIII secolo i tarocchi erano già diffusi in tutto il mondo cristiano come gioco divinatorio; nel 1781 Antoine Court de Gebelin scrisse l’opera “Le monde primitif analysé et comparé avec le monde moderne” in cui sosteneva l’origine egiziana dei tarocchi; anzi, a suo dire, sarebbero un libro, l’unico rimasto libro delle superbe biblioteche egiziane.
Le opinioni sull’origine dei tarocchi sono diverse, ma se rappresentano dei simboli tradizionali non sono gli argomenti storici che contano, bensì l’aspetto spirituale della questione.
Si pensa che le forme assunte dalle figure dei tarocchi siano mutate ed evolute con il tempo, ma che i principi ispiratori siano stati trasmessi. Questo “libro” di immagini di Ermete (Thot-Ermete Trismegisto; da cui ermetismo ed ermetico = scienza nascosta) doveva essere, in Egitto, la base dell’insegnamento iniziatico dei simboli; coloro che studiavano questa scienza dovevano apprendere, attraverso le meditazioni, a percepire la vita e il significato dei simboli.
Molto prima delle scoperte della psicologia del profondo (Jung) gli egiziani conoscevano già l’importanza e il valore degli archetipi che animano non soltanto lo spirito degli uomini, ma anche lo spirito universale.
Sintetico compendio della scienza egiziana, il libro di Ermete sopravvisse alla decadenza di quella civiltà; forse proprio per questo i saggi ierofanti affidarono il patrimonio ai posteri tramandandolo sotto forma di gioco popolare. Fu proprio così che i tarocchi approdarono al Medioevo: sotto forma di un gioco diffuso dagli zingari.
Nel frattempo i simboli egiziani erano stati modificati con il contributo dei filosofi di Alessandria (cabalisti) e degli astrologi del Medio Oriente, ecco perché vi si ritrovano i caratteri ebraici e le figure astrali; successivamente i fabbricanti di immagini del Medioevo vi integrarono alcuni simboli specificatamente cristiani.
Secondo S. Marcotoune “Ogni arcano è non un dogma, ma un simbolo che ogni iniziato sviluppa ed approfondisce secondo le proprie capacità ed applica nella vita secondo un proprio sistema personale”
Eliphas Levi dice del tarocco:”E’ un’autentica macchina filosofica che impedisce allo spirito di smarrirsi, lasciandogli iniziativa e libertà; è la matematica applicata all’assoluto”.
Sintesi dell’alchimia, dell’astrologia e della cabala, il tarocco è uno dei documenti iniziatici fondamentali dell’Occidente.
Esistono degli equivalenti del libro dei tarocchi anche nelle tradizioni orientali: un gioco simbolico di 32 tavolette d’avorio presentato ad un imperatore cinese verso il 1120; un gioco indiano di 120 carte raffigurante le diverse incarnazioni di Visnù; nell’Islam si conosceva un gioco di 144 carte.
Elena Pagliuca per A.MI. University
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