La mente umana è capace di due tipi di conoscenza, che determinano due tipi di coscienza: razionale e intuitiva. Tradizionalmente non c’è mai stata distinzione tra questi due stati di coscienza, come non c’era distinzione tra lo scienziato e il sacerdote. Ma a partire dalla filosofia di Cartesio si è avuta questa divisione che ha provocato una scissione nell’unità psicofisica dell’uomo occidentale; di conseguenza egli è consapevole di se stesso come di un “io” separato all’interno del proprio corpo.
Questa frammentazione interna porta a una visione del mondo esterno come di un insieme di cose e di eventi separati, e si privilegia la conoscenza razionale e scientifica a scapito di quella intuitiva.
In oriente la situazione era quasi opposta, perché si privilegiava l’equilibrio mentale e spirituale.
L’ideale, ovviamente, è un’interazione dinamica tra intuizione spirituale e analisi scientifica.
Questa visione olistica, opportunamente interpretata e fatta diventare vissuto interiore, può essere un valido aiuto per coloro che vogliono migliorare il rapporto con se stessi e con gli altri.
La scienza moderna si sta avvicinando sempre più alla visione dell’uomo delle antiche scienze dello spirito. In questa visione l’universo è considerato come una rete dinamica di eventi interconnessi, dove non si concepisce l’idea di una parte staccata dall’insieme.
L’essere umano, riflesso del macrocosmo, è un tutt’uno, dove ogni parte contiene le informazioni di tutto il corpo e delle sue interazioni con l’ambiente.
La persona è nello stesso tempo parte del mondo e specchio del mondo: non solo fa parte dell’universo; ma è l’universo.
Elena Pagliuca per A.MI. University
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